Protesi d’anca: la riabilitazione comincia prima dell’intervento

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Nei pazienti candidati a un impianto di protesi d’anca, la riabilitazione comincia già in fase preoperatoria: mantenere i muscoli tonici, infatti, accelera i tempi di recupero postoperatorio e ha un ruolo cruciale per il successo ottimale dell’intervento.

Ritengo quindi indispensabile che il paziente si sottoponga a un programma di riabilitazione e di rinforzo muscolare personalizzato già prima della procedura chirurgica.

Per questo mi avvalgo della collaborazione di professionisti come il Prof. Gustavo Fenaroli, laureato in Scienze Motorie presso l’Università Cattolica di Milano nel 2002, Massofisioterapista dal 2006 e docente di Teoria Tecnica e didattica dell’attività Motoria nell’età Adulta e Anziana presso l’Università Cattolica di Milano.

Per me figura indispensabile che da anni si occupa del riallenamento dei miei pazienti anche prima dell’intervento, gli abbiamo posto alcune domande in proposito.

 

Prof. Fenaroli, come avviene la preparazione all’intervento di protesi d’anca?

La preparazione è soggettiva e dipende dalle condizioni di partenza del paziente, in funzione delle quali viene pianificato un allenamento personalizzato finalizzato a una risposta neuromuscolare più immediata in fase postoperatoria.

Il primo obiettivo è l’attivazione muscolare. Il dolore avvertito dal paziente lo porta spesso a usare male i muscoli, mettendo in atto una deambulazione compensatoria, quindi una cattiva deambulazione, e determinando un ipotono muscolare (soprattutto a livello della muscolatura glutea o del quadricipite) che genera poi delle difficoltà in fase postoperatoria. 

È dunque importante arrivare all’intervento con un buon controllo della muscolatura e un detensionamento dei muscoli compensatori. 

Il lavoro sulla muscolatura, sulla mobilità articolare e sul controllo propriocettivo viene comunque sempre effettuato in modo cauto evitando di far provare al paziente dolore, che altrimenti lo porterebbe a proteggersi provocando un ulteriore accorciamento della muscolatura.

In fase preoperatoria lavoriamo inoltre sulle andature coordinative, cercando di far camminare il paziente nel miglior modo possibile (anche con un bastone canadese, ossia la stampella, quando necessario). Eliminare un vizio posturale prima dell’intervento rappresenta infatti un fattore cruciale a supporto di una riabilitazione postoperatoria più semplice.

L’allenamento preoperatorio viene sempre personalizzato in funzione di un ritorno alla normalità dopo l’intervento, come un abito cucito su misura da un sarto, e può quindi avere una durata variabile (da alcuni mesi a poche settimane) in relazione alle condizioni e alle aspettative del singolo paziente. 

La collaborazione e lo scambio di informazioni tra noi e il Dr. Milella è fondamentale per poter definire un piano di lavoro personalizzato prima della procedura chirurgica.

 

Come prosegue il percorso dopo l’intervento? 

In fase postoperatoria, durante la degenza clinica è fondamentale l’intervento della figura del fisioterapista.

Dopo le dimissioni il paziente viene inviato presso il nostro Centro per iniziare un percorso di ripristino e di recupero completo, che prevede da 2 a 4 sedute settimanali (scalando nel tempo il numero di sedute) in relazione a diversi fattori: l’età e le condizioni del soggetto, la funzionalità e la presenza di importante ipotono, oltre che le attività che dovrà tornare a praticare. 

Nel corso delle sedute, che hanno una durata di un’ora e mezza – 2 ore, vengono effettuati diversi tipi di esercizi focalizzati su mobilità articolare, tono muscolare e propriocettività. Si cura inoltre l’aspetto deambulatorio al fine di far camminare il paziente nella maniera più corretta e utilizzare la protesi nel miglior modo possibile.

Cerchiamo sempre di far lavorare il paziente in assenza di dolore, limitando quindi il ROM (range of movement) e recuperandolo lentamente.

Per rinforzare l’arto, ricorriamo all’inizio a piccole resistenze (cavigliere e piccoli elastici) per poi lavorare con resistenze più importanti, oppure utilizziamo macchine computerizzate che ci consentono di monitorare il lavoro.

Infine, per quanto riguarda la propriocettività e la postura ci avvaliamo dell’ausilio di macchinari propriocettivi o stabilometrici o di semplici attrezzi propriocettivi come ad esempio materassini, cuscini ad aria o a sabbia.

Cerchiamo inoltre di simulare le dinamiche della vita quotidiana, facendo fare al paziente qualche gradino, piccole salite e discese, in un percorso di recupero che viene tarato anche il base ai riscontri del Dr. Milella nel corso delle visite di controllo postoperatorie. 

Da 2 anni ci avvaliamo inoltre di una terapia fisica che utilizza la vibrazione al fine di drenare l’articolazione dai versamenti. In caso di cicatrice particolarmente rigida o adesa e contratta, infine, andiamo a intervenire manualmente, anche con tecniche quali la coppettazione, per rielasticizzare il tessuto.

 

Quanto conta l’aspetto psicologico?

Va premesso che il paziente a cui è stata impiantata una protesi d’anca in genere viene da un’esperienza di dolore importante prima dell’intervento e quindi spesso, per quanto limitato nei movimenti, dopo l’operazione si sente sollevato dal dolore.

Certamente nel percorso di riabilitazione postoperatoria l’aspetto psicologico è molto importante e noi cerchiamo di motivare e spronare ogni paziente evidenziandone sempre i miglioramenti.

Siamo molto attenti a questo aspetto e all’eventuale necessità di un supporto professionale per le persone che manifestano paure e ansie che potrebbero determinare un blocco della mobilità. 


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